In questa sala si trovano opere d'arte dell'Asia Orientale provenienti da due collezioni, quella della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna (di cui è disponibile il catalogo online) e quella del Centro Studi d'Arte Estremo-Orientale, affidate in comodato d'uso all'Università di Bologna, e delle quali verrà esposta di volta in volta una selezione.
Le xilografie dell'Ukiyo-e (“immagini del mondo fluttuante”) costituiscono un unicum nel panorama dell'arte mondiale. Esse presentano due caratteristiche apparentemente contraddittorie: una produzione di massa, con tirature anche di migliaia di copie, e un altissimo livello qualitativo.
Introdotta in Giappone dalla Cina alla fine dell’VIII secolo, fu all’inizio del 1600 che la tecnica xilografica diventò un’arte vera e propria, favorita dalla pacificazione del paese e dal fiorire di attività economiche svolte da una nuova classe media (i chônin) esclusa dall’assunzione di cariche pubbliche.
I soggetti più frequenti delle stampe (belle donne, attori, paesaggi) rispecchiano le passioni di questa popolazione urbana, che vi ritrovava il proprio gusto per i piaceri profani della vita.
Lo spiccato senso estetico dei giapponesi si rivela fin negli oggetti di uso quotidiano: lacche, bronzi, cloisonné, tessuti, decorati spesso con motivi desunti dal mondo vegetale e animale, testimoniano di un profondo amore per la natura e di una raffinata sensibilità per i cambiamenti stagionali e per le qualità tattili dei materiali utilizzati.