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GLI ARAZZI DI BRUXELLES - STORIA

Fu nel secondo dopoguerra che l’ingegner Cesare Barbieri (Bologna 1877 – New York 1956), italiano emigrato a New York, città in cui trovò fama e fortuna, donò all’Università di Bologna, sua amata città natale, somme consistenti per la ricostruzione necessaria a riparare i danni subiti nel corso dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.

Profondamente legato alla sua nativa Europa, divenne collezionista di opere d’arte e di arredi preziosi, acquistati sul fiorente mercato di antiquariato che all’epoca legava l’America al Vecchio Continente. Fece dunque omaggio all’Ateneo bolognese non solo di cospicui finanziamenti, ma anche di opere d’arte, tra le quali ritroviamo la coppia di Arazzi qui presentata, datati 1510-1520, e di cui si individuano, ad oggi, sul territorio cittadino, pochissimi pezzi coevi.

I panni, esposti per lunghi anni nello studio del Magnifico Rettore dell’Università di Bologna, proprio per l’importanza che rivestono sul territorio bolognese e per la pregiatissima fattura, sono stati selezionati per la XIX edizione del progetto Restituzioni a cura di Intesa Sanpaolo. Sono così iniziati, sotto la sorveglianza della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio, i lavori di restauro ad opera della dott.ssa Manuela Farinelli.

Durante la rimozione della federa retrostante, operazione preliminare al trasporto delle opere verso il laboratorio di restauro, sono emerse inaspettate novità sulla natura dei due panni, novità che hanno rivelato come essi non costituiscano una tessitura unica e continua, ma un grande patchwork, elaborato in epoca moderna, assemblando frammenti provenienti da almeno quattro diversi tessuti.

Una finissima operazione di assemblaggio, compiuta da una mano ad oggi ignota, che ha ingannato per anni quanti ammirassero le opere. Ma non è tutto: questa scoperta, insieme alle evidenze tecniche emerse, ha permesso di approfondire lo studio delle opere e la loro relazione con l’importante panno denominato il Furore di Achille, preservato nel Museu de Tapices annesso alla Cattedrale (La Seo) di Saragozza di cui il Prof. Nello Forti Grazzini segnala la diretta corrispondenza.

Ad oggi, dati quali la perfetta aderenza formale dei frammenti maggiori con questo importante arazzo di Saragozza, la datazione delle opere, la tipologia dei tessuti, i colori, la localizzazione della manifattura, sostengono l’ipotesi che, nascosti nei panni bolognesi, siano stati ritrovati i frammenti della nota copia perduta dell’arazzo spagnolo. Coeva, tessuta sul medesimo cartone, di ottima qualità, la copia nota del Furore di Achille, datata anch’essa 1510-1520, andò smembrata e dunque perduta. Alcuni dei suoi frammenti, distaccati o già riassemblati, potrebbero essere giunti in seguito sul mercato di antiquariato esistente tra gli Stati Uniti e l’Europa nei primi anni del Novecento, dove probabilmente Cesare Barbieri, ignaro di tutto, acquistò gli arazzi definiti “Borgognoni” (come indicato nelle carte conservate nel fondo Cesare Barbieri - Archivio storico dell’Ateneo). Tornati dunque in Europa, a seguito della donazione, i perduti frammenti sono rimasti nascosti (e custoditi) nelle sale dell’Alma Mater Università di Bologna fino ad oggi.

Partendo dall’expertise del Prof. Nello Forti Grazzini, il Sistema Museale di Ateneo ha iniziato una operazione di ricerca (tutt’ora in corso) che vorrebbe mappare i frammenti riconducibili al panno smembrato.

 

Arazzi di Bruxelles

 

INFORMAZIONI TECNICHE SUGLI ARAZZI

Episodi della Guerra di Troia (o Effetti dell’Ira, o della Collera)

Due arazzi tra loro coordinati, formati da più frammenti ricongiunti:

1. Pirro assale Acasto trattenuto da Teti (?)

270 x 185.5 cm.

2. Pirro uccide Polissena (?)

266 x 190 cm.

Riduzioni d’ordito: 6 fili/cm nei frammenti maggiori con le figure; 4 fili/cm nei frammenti coi prosceni fioriti e in quelli coi “lontani” paesistici; 8 fili/cm nei frammenti coincidenti con le bordure.

Trame di lana e seta.

Privi di marche di città o di manifattura.

Allestiti nella configurazione attuale in epoca moderna (alla fine del XIX o nella prima metà del XX secolo, in Europa o negli U.S.A.) tramite la giunzione di frammenti tagliati da più tappezzerie antiche: i frammenti maggiori, con le figure, sono stati ottenuti da un unico arazzo di Bruxelles del 1510-1520; quelli formanti le bordure sono stati tagliati da uno o più arazzi di Bruxelles del 1520-1525; i frammenti con le “verdure” dei prosceni e i “lontani” paesistici sono stati ricavati da uno o più arazzi fiamminghi dell’inizio del XVI secolo.

Cartoni: i frammenti maggiori con le figure sono stati tagliati da un arazzo copiato da un cartone dipinto da un pittore fiammingo dell’ambito di Jan van Roome, probabilmente attivo a Bruxelles verso il 1510-1520.

Bologna, Palazzo Poggi, proprietà dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna.